domenica 17 luglio 2011

Impostori, Assassini e Salvatori della Patria: la "Smuda" (1598 - 1613)

Quello che segue è un capitolo sanguinoso e ben noto della storia russa – ma che potrebbe ben figurare sulle pagine di un romanzo. Un giallo, o un thriller dalle tinte molto fosche. Con una spruzzata (anzi: ben più di una spruzzata) di intrighi internazionali. Con il sottofondo di ciò che potremmo definire “il sorriso che cela le lacrime”, giusto per citare Gogol' (e Pirandello).

Ivan IV, da noi meglio conosciuto come “il terribile” a causa della nota, maldestra traduzione occidentale del termine russo “groznyi” (in realtà, celebrativo dei suoi iniziali successi nelle guerre contro i khanati musulmani del Volga) segna l'apice rinascimentale della Moscovia. Con alti e bassi, questi ultimi prevalenti nell'ultima parte del suo regno, il grande Riurikide è riuscito a costruire uno stato centralizzato, militarmente molto consistente, con un sistema di tassazione finalmente efficiente ed in grado di sostenere economicamente uno stato moderno. In realtà, questa è solo una faccia della medaglia. Per prima cosa, la Moscovia continua a mancare di uno sbocco sul mare, sia esso il Baltico o il Mar Nero, il che compromette la competitività internazionale dei commerci, e “de facto” rende il mercato interno russo terreno di caccia dei commercianti dell'Hansa. Le continue guerre sostenute da Ivan IV per risolvere quest'annoso problema si traducono in altrettanti insuccessi, che prosciugano le risorse umane e finanziarie del Paese. Dulcis in fundo, Ivan non ha realmente risolto il secolare problema dell'interfaccia con lo sterminato territorio russo. Al termine di un lungo e sanguinoso tira-e-molla con boiari, e la chiesa ortodossa, Ivan ha semplicemente posto sotto il proprio diretto controllo una buona metà del Paese, che amministra per tramite di una nobiltà di servizio, i così detti “dvorianin” (dvor è il cortile, l'aia di una fattoria: chiaro il riferimento ad un certo tipo di attività agraria). Si tratta dell'oprichnina (Опри́чнина), termine cui ancora oggi i Russofoni guardano con doloroso sospetto. L'oprichnina rappresenta infatti un vero e proprio sistema di potere sostenuto da una polizia segreta direttamente controllata dallo Zar, da violenze e barbare efferatezze: uno stato nello stato, in cui violenze e spoliazioni compiute dagli uomini dello stesso Zar (forse memore dell'antico kormlienie di kieviana memoria) sono all'ordine del giorno. Uno stato-matrioska che per di più cresce a spese del sangue dei boiari e del popolo: anticipando i dittatori del XX secolo, Ivan IV istituisce un vero e proprio sistema del terrore in tutto lo stato, le cui violenze sono sistematicamente rimandate ai boiari che, di volta in volta, Ivan intende spogliare di terre e servi della gleba. All'occorrenza, gli oprichnik fabbricano le prove di cui lo Zar ha bisogno per sostenere le sue accuse.
Per farla breve: fra il 1564, anno in cui le fasulle dimissioni da Zar di Ivan IV danno il via alla creazione dell'oprichnina ed il 1572, la Russia viene progressivamente stritolata. Ivan IV, pur rimanendo al trono per 12 anni, si rivela sempre più incapace di sfuggire al sistema di terrore da lui stesso creato, e così di proporre soluzioni alternative: l'obiettivo di costruire uno stato moderno viene divorato dagli stessi strumenti che avrebbero dovuto portare alla sua nascita.
Molto si è favoleggiato sulla follia di Ivan IV. Ricontrollando a ritroso l'albero genealogico dei Rurikidi, soggetti di comportamento quantomeno bizzarro, ovvero violento ai limiti dell'eccesso, non sono affatto rari. Ivan è forse il caso più noto. L'episodio più eclatante è legato alla morte del suo erede designato, Ivan Ivanovic (1554 – 1582) da lui stesso ucciso con il suo scettro all'apice di un incontrollato scatto d'ira. Anticipiamo qui che la madre di Ivan Ivanovic fosse figlio di Anastasia Romanovna, e che proprio la parentela con la Zarina sarà una delle carte vincenti di Mikhail e Filaret Romanov nell'imporre la nuova dinastia alla conclusione dello Zemsky sobor, nel 1613.
La morte di Ivan apre una profonda crisi dinastica: oltre allo citato e sfortunato zarevic, Ivan IV ha due figli che paiono del tutto inadeguati a succedergli. Fëdor (1557 - 1598) è indolente, di intelletto lentissimo, sospetto portatore di qualche precoce forma di demenza. Per di più, sussurrano alcuni storici piuttosto maligni, di probabile orientamento omosessuale e quindi privo di una propria progenie. Il figlio più giovane di Ivan, Dmitri Ivanovic, è niente più che un neonato (nato nel 1581) e per di più è figlio del settimo (o forse ottavo...) matrimonio dello Zar. Diversamente dalla Chiesa Cattolica, per la quale tutti i matrimoni hanno la stessa dignità, la Chiesa Ortodossa riconosceva tuttora l'interpretazione di Nicola il Mistico (da mystikos, ovverosia “segretario imperiale”), patriarca di Costantinopoli ai tempi di Leone il Saggio (IX secolo), per la quale solo i primi tre matrimoni producono prole legittima. In altre parole, Dmitri era del tutto inadeguato a rimpiazzare il mediocre Fëdor nel caso di un precoce decesso del padre Ivan. Evento che, per altro, si materializza con diabolica intempesticità nel 1584, quando Ivan è colpito da un attacco cardiaco durante una partita di scacchi.

Certamente, il principio dinastico in Russia ha fatto passi da gigante dai tempi di Vlamidir Monomakh, e lo stesso Ivan IV (diventato veliki knjaz di Mosca all'età di 14 anni!) ne è la prova diretta. Tuttavia, la citata e critica situazione del governo moscovita rende necessario un sovrano di polso ben diverso da ciò che la dinastia Rurikide è al momento in grado di offrire.
La particolare situazione creatasi apre un vuoto di potere nel quale si insinua una figura discussa, a dir poco ambigua: Boris Godunov (Борис Фёдорович Годунов, quindi da leggersi Barìs Gadunòv). Boris Godunov è l'antesignano di una nuova era per lo stato russo. Per prima cosa, non è un russo etnico. E' bensì discendente di Chet - un Khan Tataro che, nel XIV secolo, aveva correttamente intuito il mutamento nell'equilibrio di forze fra Tataria e Russia, scegliendo quest'ultima per se e la propria famiglia. Secondariamente, proviene da Kastroma, alle estreme propaggini orientali della Russia Europea. Un'area che, all'epoca, stava vivendo una vorticosa crescita economica e demografica, sostenuta dalle floride rotte commerciali asiatiche che avevano progressivamente sostituito quelle di direttrice nord-sud che avevano fatto la fortuna di Kiev. La famiglia di Godunov, oggi estinta, era riuscita a raggiungere un rango piuttosto elevato nella nobiltà russa: all'inizio del regno di Ivan IV, i Godunov già facevano parte dell'élite boiara. Da simili premesse, l'ascesa di Boris sarà apparentemente inarrestabile.
Nel 1570 lo ritroviamo poco meno che trentenne come arciere e fra le guardie scelte di Ivan IV e quindi, nel 1571, fra gli oprichnik, ai vertici della polizia segreta. L'anno seguente, si sposa con Maria Grigorievna Skuratova-Belskaya, figlia del capo degli oprichnik Malyuta Skuratov-Belskiy. Grigory Lukyanocivh, meglio noto come Malyuta, è tuttora ricordato come il più sanguinario e fedele degli oprichnik: a lui, Ivan aveva affidato l'eliminazione del cugino e cancelliere, Vladimiro di Staritsa (1569), del metropolita di Mosca Filippo II, l'unico reale oppositore rimasto del regime di Ivan (sempre 1569), nonché l'eliminazione di 1000 cittadini di Novgorod ritenuti in qualche modo responsabili degli insuccessi militari nel nord (1570) e di un numero imprecisato (sicuramente qualche migliaio) di ufficiali ritenuti a loro volta colpevoli del disastro militare in Crimea (1571). Alla morte di Skuratov, nel 1572, la posizione di Godunov andò rafforzandosi: non è molto chiaro cosa accadde, né quali mosse segnarono le fasi successive della sua ascesa politica – ma nel 1580 Boris arriva a proporre allo Zar nientemeno che la propria sorella Irina come moglie del secondogenito ed imbelle Fëdor. A tale proposito: a dispetto di quanto potremmo pensare, non solo Godunov non ebbe alcun ruolo attivo nell'assassinio dello Zarevic Ivan nel 1582, ma i testimoni oculari dell'evento ci raccontano che lo stesso Boris avrebbe riportato gravissime ferite nel tentativo di salvare l'erede al trono dalla furia omicida paterna.

Alla morte di Ivan IV, è dunque Boris il vero e proprio “uomo forte” della situazione: non casualmente Ivan, in punto di morte, nomina lui, Fëdor Nikitich Romanov (o Nikita Romanovic) e Vasili Shuiski come alto consiglio di reggenza e di supporto a Fëdor – della cui idoneità al regno lui stesso dubita profondamente. Dal 1584 al 1586, la figura di Godunov è sovrastata – almeno formalmente, da quella del più anziano Nikita Romanovic, alla cui morte Boris diventa l'indiscussa guida del Paese. La posizione di Boris è tanto forte da resistere ai complotti di palazzo tramati dai Boiari nel corso del quinquennio seguente, ed in particolare dal putsch del 1587 tramato dal metropolita di Mosca Dionisio II: i congiurati sono uccisi od esiliati, lasciando Boris de facto padrone assoluto del Paese. E, come tale, Boris si rivela amministratore competente e sorprendentemente preparato. A livello militare, nel decennio 1587 – 1597 Boris riesce a rimediare ai disastri delle ultime guerre di Ivan, a nord riconquistando buona parte dei territori persi alla Svezia e sconfiggendo i Tatari ed i Turchi di Crimea, sia sul suolo russo che sulle rive del mar Nero. A livello economico, Boris mette in atto quella che sarà la rivoluzione copernicana dell'economia russa, destinata ad influenzarne la politica estera fino alle guerre napoleoniche. Il primo atto è rappresentato dall'autorizzazione ai mercanti inglesi di installarsi sul suolo russo. I britannici sono destinati a soppiantare l'Hansa nel controllo dei commerci, e lo faranno aggiungendo una nuova dimensione, quella atlantica, ai beni pregiati russi. Il secondo atto, di ben altro orientamento, è rappresentato dall'istituzione formale della servitù della gleba. A tal proposito, vale la pena spiegare le ragioni di un atto di questo genere: il regime di terrore di Ivan aveva spinto masse enormi di contadini a lasciare le proprie terre, cercando una nuova vita lontano dal controllo dello Zar e dei Boiari nelle terre strappate ai Tartari con le guerre contro Kazan' e Astrakhan. Si tratta della cosiddetta “Novaya Russija”, che sarà di critica importanza politica nei secoli a venire. I contadini non si limitano ad espandere i confini geografici della Russia popolata da russi etnici: una parte di essi, trovandosi ai confini dello stato, esposti alle rappresaglie turche e tatare, si da, più o meno spontaneamente, un'originale organizzazione anarchico-guerrigliera. Stiamo parlando dei Cosacchi, il cui nome basta ad evocare eventi di capitale importanza storica, come l'ascesa al trono di Caterina II, o persino la Rivoluzione Russa del 1917.
L'istituzione della servitù della gleba è quindi un disperato tentativo di frenare l'emorragia di uomini – un tentativo i cui esiti finali saranno controproducenti, compromettendo in modo strutturale la competitività internazionale dell'agricoltura russa.
L'ultima innovazione di Boris, nel 1597, è rappresentata dall'innalzamento al rango di Patriarca del metropolita di Mosca. Vale la pena ricordare che dei quattro patriarcati originari indicati dal concilio di Nicea (Roma, Alessandria, Gerusalemme ed Antiochia), e così il successivamente istituito Patriarcato di Costantinopoli, solo quello di Roma (ovverosia il Papato) non si trovasse sotto il più o meno diretto controllo turco (e quindi musulmano): innalzare Mosca al rango di patriarcato era un'azione rivoluzionaria dal punto di vista concettuale, ed un chiaro messaggio politico alla Sublime Porta Ottomana – un tentativo tutt'altro che celato di portare la Russia allo stesso piano del Sultanato.

Il 7. Gennaio dell'anno 1598, il programma politico di Godunov acquista un significato molto più profondo. Alla morte senza eredi di Fëdor, la dinastia Riurikide si trova di fronte alla più grave crisi della sua storia. La discendenza legittima di Vladimiro il Santo, quantomeno nella branca di Vladimir Monomackh, Yuri Dolgoruki, Alexandar Nevsky e Dmitri Donskoy (i cosiddetti Danilovici), si è infatti estinta. Dmitri, l'ultimo figlio di Ivan IV, è per di più morto nel 1591 in circostanze quantomeno dubbie, ucciso da un pugnale con il quale stava giocando. A complicare le cose, i Riurikidi non Danilovici più vicini alla famiglia reale sono stati sterminati da Ivan e dai suoi oprichniky. Ed è qui che Boris Godunov può meglio giocare le sue carte, e passare all'incasso del credito acquisito nel decennio di reggenza. Dvorianin e Boiari sono stati beneficiati dalla conquista di nuove terre e dell'istituzionalizzazione della servitù della gleba. I mercanti russi, grazie alla nuova direttrice commerciale garantita dai britannici, possono esportare le proprie merci su un territorio più vasto, con conseguente crescita degli introiti. La Chiesa Ortodossa Russa gode di un prestigio enormemente superiore rispetto ai tempi dei Danilovici, per i quali il metropolita ricadeva sotto la diretta protezione (= autorità) del Vieliki Knjaz.
Le forze in gioco non hanno grosse difficoltà nel riconoscere Godunov come garante ideale dei propri interessi: su suggerimento del patriarca Giobbe il 21. Febbraio 1598, dopo soli quattro giorni di dibattimento, Boris viene proclamato Zar dallo Zemsky Sobor, una specie di parlamento istituito da Ivan IV.
Nei 7 anni di regno, Boris agì come un sovrano di polso, ma capace di proseguire sulla strada del rinnovamento statale intravista da Ivan IV con maggiore coerenza e molto più buon senso. Il che, ovviamente, non poteva lasciare indifferente la principale potenza militare dell'Europa orientale: la Polonia-Lituania. Che, alla morte di Boris, nell'Aprile 1605, coglie l'attimo ed interviene direttamente nelle vicende russe. Tingendo la storia di giallo.

Il sedicenne figlio di Boris, Fëdor II, regna da pochi mesi quando – alle frontiere dello stato moscovita, compare un misterioso straniero. Che si dichiara nientemeno che Dmitri Ivanovic, il figlio di Ivan IV. Ovviamente, abbiamo a che fare con un impostore, un ruteno di nome Grigory Otrepyev, inviato dai Polacchi per destabilizzare la successione di Boris. Il cui figlio Fëdor, oltre che giovanissimo, era poco amato dal popolo in quanto discendente per parte materna del brutale Skuratov, il cui ricordo era tutt'altro che assopito. Se il piano dei Polacchi può sembrare abbastanza creativo, ancor più sorprendente è il suo esito: nel giro di pochi mesi, i Cosacchi e i Boiari della fazione repressa da Boris si coalizzano contro il sovrano legittimo e lo uccidono. Il Falso Demetrio diventa zar, conservando il trono per oltre un anno. Nel corso del suo regno, l'impostore pone le basi di una stretta alleanza militare con i Polacchi e, nello stesso tempo, inizia a destabilizzare le riforme di Boris, penalizzando i diritti di Boiari e Dvorianin, ed umiliando a più riprese la chiesa ortodossa russa (come in occasione del suo matrimonio, con una principessa cattolica). E' presumibile che l'obiettivo finale di Demetrio fosse l'assorbimento della Russia nello stato Polacco Lituano, il che avrebbe radicalmente cambiato la Storia di questo grande Paese.

Tuttavia, Demetrio e i Polacchi non avevano fatto i conti con il fortissimo orgoglio nazionale russo, forgiatosi negli anni del gioco mongolico – e con il nuovo equilibrio di poteri determinato da Boris. I Boiari hanno ben chiaro che, con i Polacchi, i loro secolari domini saranno definitivamente spartiti dai nuovi invasori. Al loro arrivo è presumibile che la servitù della gleba sia smantellata, togliendo ogni forza economica agli dvorianin. Per concludere, l'inserimento della Russia in un sistema commerciale polacco-lituano marginalizzerebbe del tutto i mercanti russi, proprio nel momento in cui essi hanno trovato nuovi e più floridi mercati.
Risultato: le forze più vive dello stato russo si coalizzano dietro la figura del principe Schuisky, l'ultimo riurikide rimasto, che detronizza Dmitri e diventa Zar con il nome di Vasili IV.

Fine dalla vicenda? Tutt'altro: se i Russi chiamano il periodo compreso fra la morte di Boris e l'incoronazione di Mikhail Romanov come “epoca dei torbidi”, un motivo ci sarà. Difatti, appena Vasili diventa signore di tutte le Russie, i Polacchi mettono in gioco un nuovo usurpatore: un nuovo falso Demetrio. Lo stato sprofonda in un vorticoso susseguirsi di guerre intestine ed assassini di palazzo (accompagnati dalla comparsa nel 1612 di un terzo e fortunatamente ultimo Falso Demetrio...), mentre gli Svedesi ed i Polacchi colgono l'occasione per invadere in forza il territorio russo. Un disastro continuo da cui la Russia sarà strappata solo alla fine del 1612 quando Dmitry Pozharsky (un boiaro) e Kuzma Minin (un mercante) organizzano un'armata di volontari che si pone alla diretta dipendenza del già citato Zemsky Sobor e riesce a scacciare gli invasori. Tutt'oggi, i due personaggi sono immortalati da un bellissimo monumento sulla piazza Rossa, in prossimità di San Basilio, a ricordo dei due uomini che salvarono la Russia e le permisero di arrivare fino a giorni nostri.

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