martedì 12 luglio 2011

Buon compleanno, San Basilio!

Oggi, 12. Luglio, ricorre il 450° anniversario della Cattedrale di San Basilio, o più correttamente della Cattedrale dell'Intercessione della Teotokos sul fossato (Собор Покрова Пресвятой Богородицы на Рву). Con la sua struttura particolare, le sue cupole coloratissime a forma di turbante, essa rappresenta molto più che il simbolo di Mosca – in un certo senso, essa è simbolo della stessa Russia.
Vale quindi la pena fare un passo indietro, e capire perché si sia arrivati – il 12. Luglio del 1561, ad inaugurare questa meraviglia del mondo moderno.
Tanto per cominciare, la sua posizione: essa si trova a Mosca, subito fuori dal suo Cremlino. Abituato a considerare per sineddoche il Cremlino come sinonimo di Mosca, spesso il lettore occidentale dimentica che la maggior parte delle città russe di origine medievale abbia un suo Cremlino. La parola russa кремль significa semplicemente “fortezza”, e quindi indica la parte fortificata delle città russe – quella parte che in un certo modo eredita la funzione del primitivo “gorod” e che, fra l'invasione Tataro-mongola e la smuda, viene abitata dal principe locale o, nelle città dipendenti da una più forte autorità centrale, dal locale namestnik (o viceré), dai suoi armati e dall'amministrazione cittadina. Va da sé che, in determinate circostanze (come le ripetute incursioni tatare) il Cremlino possa svolgere funzioni simili ai castelli medievali, accogliendo buona parte della popolazione cittadina.
Tornando alla Cattedrale dell'Intercessione, trovarsi nella Piazza Rossa, all'esterno del Cremlino, ha un significato preciso. Essa fu costruita nell'ambito della più complessa riorganizzazione di Mosca organizzata dai successori di Dmitri Donskoy. Come abbiamo visto in un post precedente, nel 1380 quest'erede di Alexander Nevsky riuscì a sconfiggere l'Orda nella battaglia di Kulikovo, acquisendo un prestigio senza pari su tutto l'ambito degli Slavi dell'Est. Aggiungendo che, negli stessi anni, l'Impero dei Paleologhi stava venendo divorato dai potentati turchi, il trionfo sugli ugualmente islamici tatari acquisiva un significato ancor più profondo: diventerà una della basi della dottrina di “Mosca, terza Roma” che si diffonderà in area ortodossa a partire dal fatale 1453. Già prima di Kulikovo, Donskoy aveva intuito che buona parte della capacità di ricatto dei Tatari sui Russi fosse legata alla scarsa capacità difensiva delle città russe: costruite quasi tutte in pianura, o su modeste alture, esse mancavano delle fortificazioni naturali delle fortezze caucasiche od europee (per non parlare della leggenderia Costantinopoli, sulle cui capacità difensive naturali persino l'Impero Britannico si spezzerà i denti nel corso del primo conflitto mondiale). Ad aggravare la situazione, quasi i gorod avevano mura costruite in legname – rendendoli di fatto fin troppo vulnerabili agli aggressori. Fra 1366 e 1368, Dmitri non ancora Donskoy, fece costruire un nuovo Cremlino, con mura in pietra e mattoni – sostanzialmente imprendibile per i Tatari, come dimostrato dalla rappresaglia messa in atto dal Khan Tataro Tokhtamish all'indomani di Kulikovo, nel 1382: pur bruciando Mosca, il Cremlino rimase imprendibile, rafforzando ancor di più l'aura già leggendaria di Dmitri.
Negli anni seguenti, i successori di Dmitri, ed in particolare Ivan III, ingrandirono ed abbellirono il Cremlino, decorandolo con chiese come la Chiesa dell'Assunzione. Mancando maestranze locali, la gran parte dei lavori ingegneristici fu svolta ma architetti europei, come i “nostri” Pietro Antonio Solari, Marco Ruffo, Antonio Gislardi, Marco Bon, Aloisio da Milano. Soprattutto la Chiesa dell'Assunzione ha un chiaro significato politico che prepara San Basilio, e la cui percezione ugualmente ci manca. Tale cattedrale è infatti la copia (più o meno precisa) dell'omonima Chiesa eretta a Kiev da Vladimir I il Santo, l'evangelizzatore della Russia. Che, a sua volta, riprendeva le tradizioni bizantine (soprattutto Santa Sofia) interpretandole in ottica kieviana. Chiesa che era stata già precedentemente riprodotta a Novgorod e Vladimir. Con questo primo “step”, Mosca si pone quindi come erede della tradizione Kieviana: siamo circa cent'anni prima del fatidico proclama del 16. Gennaio di Ivan IV, ma il solco è già segnato.
San Basilio, così originale – così “unica” nella sua particolare pianta, e nello sviluppo organico, segue questa linea. E non è un caso, essendo il suo committente nientemeno che lo stesso Ivan IV. E' eretta su una pianta ottagonale, il che vuole riprendere il numero mistico per eccellenza della tradizione bizantina ed alto-medievale. E' altissima – per gli standard medievali russi: a titolo di confronto, la chiesa di Kolomenskoe (1530), oltre ad essere molto più bassa di San Basilio, riesce ad acquisire uno sviluppo verticale solo sacrificando quasi tutto lo spazio interno a poderose mura di sostegno.
Detto ciò, come segnale di autorità e potenza, San Basilio sarebbe già un segnale più che sufficiente – ma Ivan fece di più. Le torri di San Basilio non hanno una decorazione a forma di turbante per caso, o per vezzo degli architetti: esse vogliono celebrare la vittoriosa campagna di Ivan IV che, nel 1552 conquistava Kazan' e quattro anni dopo Astrakhan, chiudendo definitivamente l'era iniziava dalla disastrosa battaglia del fiume Kalka del 1238. Per questo essa è fuori dal Cremlino. Essa vuole dimostrare che gli Slavi dell'Est non temono più alcun nemico: non ci sarà più bisogno delle sua mura per proteggere i “provoslavoi” (gli ortodossi) dai musulmani.

San Basilio è quindi uno strumento politico, prima ancora che un'opera d'arte. E vale la pena di non dimenticarlo, soprattutto oggi. E' l'inaugurazione di Mosca come capitale di un impero - Impero che ha inizialmente costruito la sua identità nell'opposizione all'Oriente islamico ed all'occidente Cattolico, nel rifiuto di entrambe le identità (Europea e Asiatica) e nella ricerca difficoltosa di una terza via. E' il superamento della Prima Roma, ma anche della Seconda Roma - Costantinopoli, della cui meraviglia per antonomasia (Santa Sofia) essa non riprende volutamente né pianta né struttura. E' quindi l'incarnazione materiale del discorso di incoronazione di Ivan IV: come scrivevo in un altro post, proclamarsi Zar non significa per il Riurikide dichiararsi sulla scia di Cesare, Augusto e Costantino (come nel caso di Carlo Magno, ad esempio... altro celebre ed autoproclamato Cesare), ma aprirne una nuova, che Ivan aveva intravisto e non riuscirà a portare a termine. Forse non è un caso che Pietro il Grande, altro monarca che tentò una modernizzazione del Paese, non provasse grande simpatia per San Basilio, e che preferisse erigere la sua capitale sul Baltico, ben lontana dall'ingombrante ombra della meraviglia di Ivan... non era quella la Russia sognata dal gigante Romanov. La Sua Russia non avrebbe cercato questa terza identità, ma avrebbe sacrificato tutto per agganciarsi al treno Europeo, con conseguenze di cui non potremo non parlare in altra occasione....

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